Se capiti al centro di una guerra etnica, non c’è spazio neanche per l’amore. Ibrahim era un bambino di etnia dioula quando i suoi genitori dovettero combattere contro l’odio tra fratelli che investì la Costa d’Avorio dopo il 2010. Ibrahim cresce, come tanti ragazzi ivoriani, senza percepire diversità etniche o antipatie di sorta. Diventa amico di Yamima, una ragazza di etnia agni. Vanno a scuola insieme, lei è spesso ospite a casa di Ibrahim.
Dopo due anni di amicizia sincera, Ibrahim e Yamima si scoprono innamorati.
Qualcuno bussa alla porta di casa. È il padre di Yamima che minaccia il giovane Ibrahim, colpevole solo di avere sangue dioula. Passano gli anni. Ibrahim ne compie diciannove.
Un giorno i fratelli maggiori di Yamima si presentano a casa di Ibrahim a offrire una mano di pace. È una trappola, ma Ibrahim se ne accorge troppo tardi. Lo picchiano selvaggiamente lasciandolo quasi cadavere in mezzo ai campi.
Ibrahim ha paura per la sua vita e decide di partire per la Tunisia dove un amico gli assicura lavoro e tranquillità. È pronta un’altra trappola per il ragazzo che prende un aereo e si fida di una favola.
In Tunisia lo aspetta solo duro lavoro non pagato per rimborsare il biglietto aereo. Sono mesi di solitudine e schiavitù. Dopo che Ibrahim ha pagato il suo debito, viene lasciato in mezzo alla strada. Attraversare a piedi il deserto per tornare in Costa d’Avorio equivarrebbe a morte certa.
Qualche altro mese come manovale e Ibrahim mette da parte trecento dinari necessari per salire su una barca diretta a Lampedusa. È questa la sua unica speranza: raggiungere l’Italia e lavorare. Arriva in Italia nel marzo 2023 e il centro di accoglienza lo indirizza a fare un colloquio con i tutor di Blooming. Il futuro per Ibrahim parla italiano, ha a che fare con metri e metri di cavi elettrici da posare per la città, appare finalmente luminoso e gli accende un grande sorriso. Ora aspetta di riabbracciare Yamima, quando le condizioni lo permetteranno per poter dare alla loro storia il lieto fine che si merita.
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Pubblichiamo alcune storie delle ragazze e dei ragazzi che stanno beneficiando del progetto Blooming. Come le altre storie che via via seguiranno, la vicenda di Ibrahim ci parla di una possibilità di rinascita che un lavoro può dare. Ci racconta anche di uno sguardo appassionato che si posa su persone in grande difficoltà e di come, grazie a questo, possano riprendere a sperare.
Grazie al progetto Blooming, migranti e rifugiati, richiedenti asilo, in cerca di un nuovo inizio, possono trovare un sostegno per costruirsi un futuro. Qui l’accoglienza si trasforma in crescita e lavoro. Formazione, percorsi professionali e offerte di lavoro per valorizzare ciascuno.
Cometa, BonelliErede e ITA2030, con contributo di Fondazione di Comunità Milano, hanno dato vita al progetto Blooming che aiuta nell’inserimento lavorativo migranti, rifugiati e richiedenti asilo arrivati a Milano. Il programma è stato costruito per rispondere in modo efficace alla necessità di ricerca di un impiego di queste persone, offrendo loro una formazione linguistica e professionale e supportandoli direttamente nella costruzione di una identità professionale di qualità.
Scopri di più su: https://bloomingwork.org/