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Adolfo Berdun: una storia di sport e di vita

2 minuti di lettura

Ci sono incontri che possono cambiare il modo in cui vediamo il mondo, e storie capaci di ispirarci e renderci migliori.
Una di queste è stata per gli atleti della Cometa ASD, quella di Adolfo Berdun. 

Campione italo-argentino di basket in carrozzina, oggi guardia della Briantea84, Adolfo ha costruito un’importante carriera. Prima di approdare a Cantù, ha conquistato numerosi titoli con diverse squadre italiane: 6 scudetti, 9 Coppe Italia e 11 Supercoppe, a cui si aggiungono le medaglie vinte con la nazionale argentina, di cui è anche capitano. 

Adolfo si è reso disponibile ad incontrare i giovani atleti di Cometa ASD, de “Il Carro” e di “Tukiki”, condividendo con loro il racconto della sua vita e della sua passione per il basket. Una passione nata dopo un incidente stradale avvenuto all’età di 13 anni, ritrovandosi presto in carrozzina, dopo essere riuscito a salvare la sorella.  Ma la sua determinazione ha avuto la meglio. Proprio vicino a casa c’era un campo da basket, e da lì è iniziato il sogno di diventare un giocatore professionista.
Dopo gli esordi in Argentina, ha girato l’Italia raccogliendo tanti successi sportivi, diventando un punto di riferimento per il basket nazionale. 

Oggi, a 43 anni, è padre di tre figli e, con la sensibilità di chi sa ascoltare, ha risposto alle domande delle ragazze e dei ragazzi presenti, raccontando cosa significhi diventare un vero campione. Adolfo ha ricordato ai ragazzi come “quattro allenamenti a settimana e tanto lavoro in palestra non sono abbastanza: serve anche un grande lavoro sulla testa.” Ma soprattutto, ha sottolineato che “tante volte ho sbagliato e avrei potuto fare le cose diversamente, ma non ho mai mollato e ho sempre cercato di migliorarmi. La cosa importante è che proviate a fare quello che vi piace, insistendo non una volta, non due, ma sempre!” 

Ha parlato anche del suo ruolo di capitano della nazionale argentina: “Un ruolo importante per il quale sono stato scelto dai compagni e dall’allenatore. Ho il compito fondamentale di essere un supporto per i miei compagni nei momenti di difficoltà, ma soprattutto di essere un buon esempio e un leader dentro e fuori dal campo.” 

Adolfo è un campione perché ha vinto tanto. Ma soprattutto, perché ha saputo diventare un modello positivo per tanti giovani, dimostrando che non è la carrozzina a definirlo, ma il suo talento, il suo carattere e la sua voglia di non arrendersi mai. 

Questo incontro è stato reso possibile grazie al progetto “Un gioco da ragazzi”, sostenuto da Fondazione Provinciale della Comunità Comasca.  

 

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