CONFERENZA “Eccellenza inclusiva dalla formazione al lavoro: politiche e strumenti” – Cosa è emerso?
Progettare e sviluppare una piattaforma europea di centri di eccellenza dedicata all’eccellenza inclusiva nella formazione professionale. E’ questo l’obiettivo perseguito dal progetto Give (Governance for Inclusive Vocation Excellence), ideato da un partenariato composto da Cometa, da Gi Group, e da altri nove partner, tra centri di formazione, aziende e università, dislocati tra Finlandia, Malta, Spagna, Romania e Belgio.
Sul suo principio cardine, ovvero la ricerca dei modelli più funzionali di inclusione nel percorso di formazione e inserimento al lavoro, capaci di mettere al centro la persona nella sua unicità e di accompagnarla in tutte le tappe del percorso, stamattina, alla Camera di Commercio di Como, si è tenuta la conferenza “Eccellenza inclusiva dalla formazione al lavoro: politiche e strumenti”.
A fare gli onori di casa è stato il presidente di Cometa Alessandro Mele: “L’inclusione è un concetto che è sulla bocca di tutti ma praticato da pochi. Vorremmo che non fosse una tassa da pagare, ma una leva strategica per la competitività. Per questo, siamo intenzionati a lavorare insieme per immaginare il mondo del futuro, in cui ognuno possa dare il meglio di sé”.
E’ seguito l’intervento di Paolo Nardi, direttore esecutivo di Efvet: “In Europa ci sono tante bellissime realtà che perseguono l’inclusione. Sogno che con Give, partendo da Como, si possa trovare il modo di aiutarsi vicendevolmente per costruire la società del futuro”.
In rappresentanza di Regione Lombardia, ha poi preso la parola Valeria Marziali, dirigente dell’unità organizzativa per l’Istruzione, la Parità educativa e la Filiera formativa, per un saluto istituzionale. “Il titolo della conferenza riassume il modello lombardo – ha dichiarato – Abbiamo un sistema che accompagna i ragazzi al lavoro, senza lasciare indietro i più fragili. Questa, però, è l’occasione per conoscere alcuni aspetti nel vivo, da realtà che hanno il polso della situazione e saranno utili per costruire nuove pratiche in un mondo che cambia”.
I saluti iniziali si sono chiusi con il discorso di Giorgio Sbrissa, presidente di Evta, che ha posto l’accento sull’era post Covid: “E’ cambiata la spazialità. Ora immagino l’inclusione come un concetto di infinito, che continua ad ampliarsi, molto vicino all’idea di desiderio”.
Si è entrati, poi, nel vivo della conferenza, con il contributo di una serie di relatori che, sulla base della propria esperienza, hanno fornito spunti di riflessione sulle modalità con le quali è possibile accompagnare i ragazzi nella formazione e nell’inserimento lavorativo.
Il primo è stato il ricercatore del Dipartimento delle Scienze umane per la Formazione dell’Università Bicocca Andrea Mangiatordi, che è partito dal modello del formaggio svizzero di James Reason. Per realizzarsi è necessario, per tutti, ma a maggior ragione per chi vive una situazione di difficoltà, superare una serie di barriere, affrontando un percorso tortuoso. Per perseguire l’accessibilità, rimuovendo le barriere, si può intervenire su tre livelli: affrontando casi specifici, lavorando per categorie, o cercando un modello che vada bene per tutti. Pur nell’impossibilità di arrivare a un sistema che funzioni in ogni singolo caso, un metodo di lavoro che tenga conto di tutte le possibili diversità si rivela essere una strada innovativa, da tenere in considerazione.
Sono seguite le esperienze di Erasmus +, che lavora da tempo per non precludere a nessuno le esperienze di tirocini e mobilità all’estero e di cooperazione, dell’Associazione Italiana Persone Down, la cui sfida è lavorare sull’imparare a lavorare e trovare, con le aziende, la modalità di lavoro migliore per adulti con trisomia 21, del Cove Mosaic, incentrato sui lavori di artigianato, con persone con un passato di tossicodipendenza o con ragazzi down, ma anche con un progetto di interesse mondiale, la cui sfida è l’accoglienza reciproca tra diverse culture.
Tra le metodologie presentate, non è mancata quella di Cometa, che lavora all’inclusione attraverso la personalizzazione, partendo dall’ascolto dei ragazzi e accompagnandoli attraverso un percorso di formazione su misura, non lasciandoli soli, ma continuando l’attività di supporto, anche durante lo stage e il primo approccio con la carriera lavorativa.
Infine è toccato proprio a Give e al suo coordinatore Andrea Cenderello. “C’è inclusione quando c’è senso di appartenenza e quando ognuno è libero di far sbocciare la propria eccellenza – ha spiegato – E gli effetti positivi che si creano coinvolgono anche le aziende e tutta la comunità. E’ necessario, tuttavia, costruire ecosistemi inclusivi, facendo lavorare insieme aziende, agenzie di formazione, esperti, policy makers e ricercatori. Abbiamo accettato la sfida di proporre un modello che sia uno strumento pratico da cui partire”.
Insieme a lui è intervenuto Mirco Michelini di GiGroup Training Hub, che ha restituito il punto di vista delle aziende: “Crediamo che l’inclusione sia profittuale, ma che la valutazione sulla persona vada fatta all’interno del gruppo di lavoro e non come singolo. Il nostro obiettivo è continuare a interrogarci su come fare in modo che chi entra in azienda possa dare il meglio”.
A conclusione, i presenti hanno potuto partecipare a tre workshop, fornendo il proprio prezioso punto di vista sulle tematiche trattate. Uno scambio proficuo, così come un importante confronto è stata l’intera mattinata, che ha fornito spunti di riflessione importanti per continuare a lavorare verso un’eccellenza inclusiva dalla formazione al lavoro.
L’evento è organizzato da Cometa e GiGroup (all’interno di The GIVE Project – Governance for Inclusive Vocational Excellence) in collaborazione con European Forum for Vocational Education – EfVET Italia.
Per saperne di più sul progetto GIVE: www.thegiveproject.eu/
A breve sarà disponibile un report scientifico dei principali punti emersi nella Conferenza, tanto nelle sessioni plenarie quanto nei 3 workshop tematici.




