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CONFERENZA UNESCO-UNEVOC IN COMETA: TRE GIORNI PER CONDIVIDERE IDEE PER PERSEGUIRE UN’ECCELLENZA INCLUSIVA

5 minuti di lettura

A una mese dalla chiusura della conferenza internazionale di Unesco-Unevoc “Inclusive Excellence” che si inserisce nel progetto “Bridging Innovation and Learning in TVET” sul tema dell’eccellenza inclusiva nei percorsi di educazione e formazione tecnica e professionale (Tvet), tenutasi in Cometa dal 22 al 24 aprile, sono numerosi gli spunti che la conferenza ha saputo offrire sul tema dell’eccellenza inclusiva.

Promuovere nuove politiche per l’apprendimento, sostenere quello tra pari grazie ad approcci innovativi e incoraggiare la collaborazione tra le diverse realtà provenienti da Europa, Africa e Asia Pacifica, erano gli obiettivi delle giornate. “Credo siano stati raggiunti, attraverso sessioni di alto livello – ha dichiarato il direttore di Unesco-Unevoc Friedrich Huebler – Quando si parla di Tvet si intende un mezzo per raggiungere lo sviluppo economico, ma anche l’inclusione può contribuire a raggiungere questo obiettivo, e questo è stato dimostrato nell’ultimo giorno di conferenza”.

Durante la conferenza è intervenuto anche il preside della scuola Oliver Twist Giovanni Figini, che ha avuto modo di parlare del concetto di inclusione secondo Cometa, che passa attraverso la realizzazione di percorsi personalizzati, volti a far trovare a ciascun ragazzo, attraverso l’esperienza in prima persona, la propria strada. In particolare, questo concetto è stato espresso in relazione al MiniMaster, breve percorso gratuito di professionalizzazione dei giovani nel settore alberghiero, volto a combattere la dispersione scolastica e a facilitare l’inserimento nel mondo del lavoro. Una modalità che ben si sposa con il tema dell’inclusività nella formazione trattato nella conferenza, raccontata anche grazie alle testimonianze di Francesco Baroni di GiGroup Holding e di Bianca Passera di Lariohotels, preziosi partner del progetto.

Quando realizzi che ciò di cui hanno bisogno i ragazzi è lo stesso di cui abbiamo bisogno noi adulti, viene da chiedersi come possiamo costruire opportunità per loro – ha raccontato Figini – Il MiniMaster è stata la nostra risposta, per cercare di prepararli a lavorare e per dare nuove opportunità future anche ai più giovani. Essenziale è stato l’incontro con persone con lo stesso desiderio e pronte a lavorare insieme. L’innovazione? Non è la tecnologia. La vera sfida è abituare gli esseri umani a essere umani, accompagnarli nella crescita, come persone, prima che come professionisti. Diamo loro valori umani, educazione, insegniamo come accogliere, prima che skills. Questa è la particolarità di Cometa. Qui i ragazzi si sentono visti e valorizzati. Se trovano passione per il lavoro, poi ci mettono tutto il loro impegno”.

Interessante anche la testimonianza di Hoang Thi Hanh, foundation manager di Koto, realtà vietnamita simile a Cometa per l’approccio inclusivo alla formazione professionale, che si basa sul principio di “Know one, teach one”: quando si sa una cosa, è importante insegnarla. Attraverso percorsi professionali legati al mondo del catering e della ristorazione, Koto mira all’inserimento lavorativo e al conseguimento di un certificato internazionale. Ma il centro, ancora una volta, è rappresentato dalle singole persone, dai singoli ragazzi: “Insegniamo ad aiutarsi e ad aiutare gli altri – afferma Hanh – Abbiamo, sì, partnership che ci permettono di far partire stage, ma anche di dare supporto emotivo e relazionale. Insegniamo l’accoglienza”.

Tanti momenti di confronto che  hanno dato la possibilità a tutti i presenti di riflettere su una formazione inclusiva, prendendo spunto anche dalle altre realtà internazionali giunte a Como. Il primo giorno, dedicato all’eccellenza inclusiva, ha messo in luce le politiche dei vari continenti per perseguire l’inclusione nei percorsi di educazione e formazione tecnica e professionale. E’ intervenuta Sophia Ashipala, direttrice del settore educazione nell’African Union Commission, che ha presentato le azioni messe in atto per un incremento dell’istruzione in Africa e una maggiore possibilità di accesso all’apprendimento permanente, con un particolare focus sull’incoraggiamento ai giovani ad essere creatori di lavoro e non solo cercatori. Lo stesso ha fatto Paryono Paryono, in rappresentanza dell’Asean Tvet Council, sottolineando la necessità di inserire una formazione inclusiva e di qualità nelle politiche nazionali. Per concludere con Isabelle Le Mouillour, direttrice della divisione internazionale di confronto, ricerca e monitoraggio dell’istruzione e formazione professionale, che ha posto l’accento sulle sfide future e sulla necessità di fare della VET un motore di cambiamento per un apprendimento sempre più connesso al mondo del lavoro. Ampio spazio è stato dato anche agli studenti e alle loro testimonianze.

Un altro tema importante è stato la collaborazione per giungere all’eccellenza nella formazione tecnica e professionale. Introdotto dall’intervento del Ministro del Lavoro Tiziano Treu sulle sfide della transizione digitale e la necessità di ridurre il cosiddetto “divario digitale”, fornendo a tutti le stesse opportunità, è proseguita con tavoli che hanno ribadito la necessità di fare rete, di sostenersi a vicenda, con l’obiettivo di mettere sempre più al centro le persone, includendo anche chiunque parta da una situazione di svantaggio. Particolarmente interessanti i diversi “casi di studio” esposti da realtà internazionali che si occupano di inclusione sociale: dall’inclusione degli studenti con disabilità in Sri Lanka grazie a uno specifico programma, alle azioni messe in atto in Zambia, tra rimozione delle barriere architettoniche, fornitura di strumenti adatti agli studenti con difficoltà e piccoli accorgimenti da prendere durante le lezioni e gli esami, per perseguire l’equità. Un approccio molto simile a quello di Cometa è stato quello esposto da Sari Rehell di Omnia (Finlandia), dove i ragazzi in situazioni di svantaggio o in dispersione scolastica possono seguire percorsi personalizzati in un ambiente non formale.

Ma la conferenza internazionale di Unesco-Unevoc è stata anche l’occasione per annunciare un nuovo percorso ITS per completare la filiera professionale delle costruzioni. Nato dalla spinta di Cometa, avrà sede a Merone, presso Holcim, e consisterà in un biennio di alta formazione post diploma, finalizzato all’acquisizione delle competenze necessarie all’inserimento nel mercato lavorativo. “E’ un settore rilevante per il nostro territorio, che conserva una tradizione antica di artigiani della pietra, del legno e del marmo, che hanno costruito bellissime cattedrali e palazzi in Italia e in Europa – ha dichiarato Francesco Molteni, presidente di Ance Como – Oggi c’è bisogno che i giovani intraprendano la carriera, imparino il lavoro e quanto possa essere bello e affascinante questo settore. Senza contare la necessità di avere figure altamente specializzate che possano affrontare l’evoluzione continua dei sistemi costruttivi, grazie a conoscenze specifiche per ogni tecnologia che viene applicata”.

E proprio l’innovazione tecnologica e i Maestri Comacini a cui ha fatto riferimento Molteni sono stati al centro del lavoro presentato durante la conferenza da IATH Academy. Si tratta di “Time travel lab: Comacini, i Maestri delle cattedrali”, un laboratorio di innovation design per il turismo del futuro con l’intelligenza artificiale, incentrato sulla riscoperta e la valorizzazione turistica dei Maestri Comacini. Guidati da docenti specializzati e dalle aziende coinvolte nei progetti, gli studenti IATH Academy hanno sperimentato laboratori di applicazioni tecnologiche avanzate progettando nuovi prodotti e servizi che incrementano le opportunità di sviluppo della digitalizzazione del Turismo.

Tre giorni di scambio, di arricchimento reciproco, da cui potranno nascere, senz’altro, nuove idee e collaborazioni. “Vogliamo cambiare l’idea di istruzione e formazione professionale – ha concluso il presidente di Cometa Alessandro MeleIl punto di partenza, per noi, è la bellezza. Non vogliamo insegnare solo competenze, know how, ma un modo di vivere. Educare è dare vita, trarre il meglio da ogni persona ed è una grande responsabilità. Aiutiamoci tutti a vivere l’esperienza di inclusione”.

 

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