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“Fatti”… per il bene

6 minuti di lettura

 «TROVIAMO NOI STESSI GRAZIE ALLO SGUARDO DELL’ALTRO» 

Una mattinata di condivisione, di testimonianze e di storie: durante la conferenza “Fatti”… per il bene, il Teatro Sociale di Como si è trasformato nel luogo di incontro per quasi 400 persone tra istituzioni, fondazioni, giornalisti e persone che contribuiscono con il sostegno o il proprio lavoro alla vita quotidiana e allo sviluppo di Cometa. Un confronto ricco di umanità, sul tema della persona, delle sue aspirazioni, ma anche sul come sia possibile costruire un “bene comune” in modo concreto e solidale, dando vita a quelle “comunità intermedie” fatte di persone che hanno a cuore la risposta ai bisogni che incontrano, mossi da una passione per l’uomo nella sua unicità e interezza. 

È lo spirito che ha guidato Cometa fin dalla nascita, ricordata da Erasmo Figini: “Trentacinque anni fa mi trovavo a Bergamo, in ospedale, con una persona a me molto cara. Andando in sala operatoria, l’infermiera mi fece passare dall’esterno. In una giornata di sole, vedendo Bergamo alta ho pensato: che meraviglia! Mi sono domandato come potessi pensare una cosa simile in un momento così drammatico. Lì mi sono reso conto che la bellezza è salvifica. Qualche giorno dopo ho ricevuto una telefonata. Mi veniva chiesto di accogliere un orfanello sieropositivo. Ho capito che era per me. L’ho preso, con mio fratello Innocente, mia moglie e mia cognata, Serena e Marina e mia sorella Mariagrazia e mi sono reso conto di poterlo amare come mio figlio naturale. Da lì è iniziata la storia di Cometa, un luogo che accoglie in un’inclusione amorevole”.  

E di quell’inclusione amorevole, di quello sguardo capace di accompagnare, hanno parlato nei loro interventi i relatori invitati sul palco dalla vicedirettore vicario del Corriere della Sera Barbara Stefanelli, come il Cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei: “Quando nessuno ti guarda, t’inventi qualsiasi cosa per essere guardato e ti rovini la vita. Quando, invece, trovi qualcuno che ti guarda, trovi te stesso. La bellezza è che io e noi sono comunione. E questa è la chiave. Trovo qualcuno che mi guarda, con cui mi penso, con cui appartengo, con cui vivo. Don Giussani diceva che, se non si appartiene a nessuno, si diventa schizofrenici. Oppure, più banalmente, si è un’isola. Ma, siccome non siamo delle isole, per noi è importante essere guardati, non essere un numero ma una persona, essere chiamati per nome”. 

È sulla bellezza, dell’incontro di ieri mattina, ma anche quella che Cometa mette sempre al centro di ogni iniziativa, che si è soffermato “don Matteo” (così si fa chiamare): “Ho imparato che è salvifica. Come diceva il Cardinale Biffi: chi fa il bello è comunque cristiano. Durante questa conferenza la bellezza l’abbiamo vista e sentita ed è molto umana, fatta anche di sfasci, di rughe, di contraddizioni e ammaccature. È la bellezza di Dio. La cattiveria del mondo ti fa vedere una bellezza che non esiste e non te la fa scoprire in te, per cui diventi rabbioso, desideri possederla e portarla via. Mentre invece c’è una bellezza che ti fa scoprire la tua bellezza ed è l’anima nella città. Rende più colorata tutta la città, dà vita, dà tanta anima, tanta speranza”. 

L’incontro è stato l’occasione per presentare uno studio condotto da Triadi, spin-off del Politecnico di Milano, sull’impatto che il lavoro e il metodo di Cometa, attento ai bisogni dei più fragili, hanno avuto sulle persone e sul territorio negli ultimi anni. L’ha introdotto il professor Mario Calderini, presidente di Triadi: “I risultati ottenuti in questi anni danno conto della forza trasformativa che nel tempo Cometa ha saputo esercitare, rispondendo ai bisogni sociali emergenti con modelli innovativi. Il lavoro di misurazione dell’impatto generato da Cometa dal 2019 ad oggi rappresenta il punto di arrivo di questo percorso,  e, al contempo, il primo passo nell’affrontare una sfida cruciale a cui le organizzazioni come Cometa saranno chiamate a rispondere nei prossimi anni: superare l’approccio alla misurazione d’impatto basato su singoli progetti, integrando strumenti in grado di valutare e gestire il valore addizionale generato dall’intera organizzazione per il territorio e le comunità, in modo sistematico e continuativo”.  

[learn_more caption=”Qualche numero d’“impatto sociale””] Sul territorio comasco, ogni anno, ci sono 75.000 studenti. Di questi, il 43,2% è stato vittima di bullismo, l’11,3% abbandona gli studi prima del diploma, il 7,8% ha disturbi specifici dell’apprendimento. L’impegno educativo di Cometa, negli ultimi 5 anni, ha accompagnato 1616 studenti tra i 6 e i 19 anni, di cui 225 con DSA e 111 con disabilità. Grazie anche alle 260 progettualità messe in atto, che hanno coinvolto 80 scuole sul territorio, tre studenti su quattro hanno incrementato, o quantomeno mantenuto la propria autostima e le proprie competenze socio-emotive, scoprendosi capaci di fare e di relazionarsi. Inoltre, in Lombardia ci sono 2milioni di persone con DSA e disabilità, di cui poco più della metà hanno meno di 65 anni e sono quindi in età di studio o lavorativa. Il 16% della popolazione è a rischio povertà o esclusione sociale. Attraverso percorsi di formazione e tirocini finalizzati a un inserimento lavorativo, Cometa ha incluso nelle sei proprie imprese sociali 81 persone con fragilità negli ultimi 5 anni, di cui 28 con disabilità. L’obiettivo è quello di accogliere per dare a tutti l’opportunità di realizzarsi a livello lavorativo. E in un contesto provinciale in cui ci sono 17.657 disoccupati, una percentuale di neet pari al 13,8% e 47.149 stranieri residenti, Cometa solo nei corsi professionali ha formato in 5 anni 1178 persone, di cui 293 di origine straniera, coinvolgendo 400 imprese ogni anno. Di queste persone, il 55,8% ha trovato occupazione, mentre il 34,3% è ancora in formazione. [/learn_more]

I numeri presentati da Triadi sono stati accompagnati da testimonianze, storie di vita, di persone che a un certo punto del proprio percorso sembravano essersi perse e che, guardate, chiamate per nome, valorizzate, hanno riacquistato fiducia in loro stessi. “Da un punto di vista umano, Cometa ha stravolto completamente il mio modo di guardare la realtà – ha raccontato Giulia, ex studentessa e oggi educatrice a Rapallo – Innanzitutto mi sono sentita voluta bene. Tutor e professori avevano su di me uno sguardo di speranza: credevano che sarei potuta essere felice, molto di più e molto prima di me. Il mio desiderio da un punto di vista lavorativo è quello di riuscire a trasmettere ai ragazzi di cui mi occupo quella speranza e quell’amore per la vita che è stato dato a me”. 

Victor, un ragazzo originario della Romania ma cresciuto a Messina, ha raccontato, invece, come l’opportunità di lavoro a For&From abbia scacciato via le sue emozioni negative: “In Sicilia ho fatto il liceo artistico, ma non mi sono trovato bene. Ero poco seguito e i compagni mi lasciavano solo. Cercavo lavoro, ma non lo trovavo e mi sentivo nervoso e triste. Con i miei genitori mi sono trasferito a Como e la mia vita ha cambiato colore. Ho trovato lavoro da For&From, un negozio di calzature e accessori di Cometa. Ora sono felice e sto bene con i colleghi. Qui la gente è diversa e mi sto facendo nuovi amici”. 

Infine l’intervento di Ibrahima, che accompagnato dall’imprenditore Antonio Corengia, con la sua azienda al fianco di Cometa nei corsi di formazione, ha dato testimonianza di come con l’impegno e le giuste opportunità, si possano raggiungere i traguardi prefissati. “Sono arrivato in Italia 7 anni fa – racconta – Ho subito iniziato a studiare italiano. Poi sono riuscito ad ottenere la licenza media e a terminare il biennio della scuola superiore. Dopo aver fatto brevi corsi di formazione, a dicembre ho avuto la grande opportunità di frequentare un corso della durata di un mese per posatori di infissi. Alla fine di questo corso sono riuscito a svolgere un tirocinio di 6 mesi e poi sono stato assunto con un contratto di apprendistato. Il lavoro mi sta piacendo. Sono davvero contento e sarò sempre grato a Cometa per questa opportunità che mi ha permesso di crescere a livello professionale e personale e di iniziare a realizzare i miei sogni”. 

Come ha indicato il cardinale Zuppi, è attraverso la bellezza della condivisione che, ognuno, può riconoscere sé stesso. 

Simone Dalla Francesca 

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