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La storia di Cristina

2 minuti di lettura

Ho cercato tanto un luogo che potesse tenere in vita il ricordo di mia zia. Lei non ha mai avuto figli o marito, ha dedicato la sua vita a rappresentare le aziende italiane all’estero: sempre in viaggio, appassionata alla vita e curiosa ma riservata, a volte chiusa.
Leggendo il suo testamento ho trovato una scritta nell’angolo di un foglio: “bambini poveri”. Mi ha stupito. Alla fine della sua vita ha voluto fare un gesto di carità, un gesto gratuito mettendo a disposizione i frutti del suo lavoro – della sua passione, della sua intera vita – a chi ha bisogno.
Era una persona intraprendente. Era affascinata da chi, come lei, sapeva crearsi le occasioni, inventarsi un lavoro. Era pragmatica; poche parole, tanti fatti. Per questo motivo cercare un luogo a cui poter donare il suo lascito non era facile, volevo trovare qualcosa che la rispecchiasse, che facesse onore a quello in cui credeva.
Penso che, in generale, chi dona deve sentire che lì dove sta donando le cose succedono, davvero! A Cometa questo accade: lo senti, lo vedi, lo tocchi e so che accade più di quanto uno si possa immaginare. Poche parole, tanti fatti!
Un dato che mi ha stupito, sui tanti che ci sono, è il fatto che i ragazzi tornano! Dopo avere frequentato il centro diurno o la scuola tornano come volontari, tornano come educatori: tornano a casa. Perché solo la famiglia può salvare i ragazzi di oggi dalla disperazione, dalla noia e dal vuoto e Cometa sa essere quella “famiglia” che a volte i genitori purtroppo non riescono ad essere: questa famiglia ha messo in piedi una cosa straordinaria, è riuscita a trasformare dei bei pensieri – che abbiamo tutti – in qualcosa di reale, di vero! E non è facile perché intuisco che dietro a tutto questo è stato sacrificato tanto, un dono totale per il bene degli altri. Le mie “mille lire” so che lì si moltiplicheranno, perché faranno davvero crescere i ragazzi, davvero potranno cambiare delle vite. Questa sicurezza è un punto raro che ha reso il dono di mia zia ricco di una fiducia che ha finito per muovere anche me e per farmi impegnare da molti punti di vista: parlo sempre di Cometa, come una cosa cara, una cosa anche mia, e ogni volta non posso evitare di commuovermi parlando dell’incontro che ho fatto con “questa famiglia” che è anche un po’ la mia, come dice Erasmo: Cometa è di chiunque la voglia fare!
In ultimo, visitando per la prima volta Cometa mi sono trovata sulla terrazza all’esterno della scuola. Da lì, guardando a destra, ho visto Brunate dove mia zia ha abitato per tutta la sua vita. Ho pensato che da lì, dalla sua casa, mia zia potesse vedervi e custodire ciò che fate!

― Cristina

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